Oggi martedĂŹ 10 novembre alle ore 13.30 è attesa la seconda parte dellâaudizione del neo Direttore Generale dello Spettacolo dal Vivo del Ministero dei Beni e delle AttivitĂ Culturali e del Turismo, Onofrio Cutaia (detto Ninni), di fronte alla Commissione VII (Cultura, scienza e istruzione) della Camera dei Deputati, presieduta da Flavia Nardelli Piccoli (esponente del Pd, giĂ Direttrice della Fondazione Istituto Sturzo di Roma).
Lâaudizione verte sui sovvenzionamenti pubblici alle attivitĂ di spettacolo, attraverso il vetusto strumento del âFusâ, il Fondo Unico per lo Spettacolo creato nel lontano 1985, ed in particolare sul controverso recente (2014) âdecreto Nastasiâ (dal nome dellâex Dg dello Spettacolo Salvo Nastasi, nominato qualche settimana fa Vice Segretario Generale di Palazzo Chigi), noto anche come il decreto dellââalgoritmoâ.
Lâaudizione viene trasmessa in streaming dalla web tv della Camera, e sarĂ possibile fruirne anche âex postâ: va enfatizzato che si tratta di un apprezzabile servizio pubblico fornito alla comunitĂ professionale ed alla collettivitĂ tutta (clicca qui, per vedere la precedente audizione di Cutaia, tenutasi il 29 ottobre).
Da lamentare però che, nel caso delle audizioni informali, generalmente i servizi della Camera dei Deputati non forniscono il testo dello stenografico, nĂŠ vengono messi a disposizione della cittadinanza eventuali documenti consegnati dagli auditi: nel caso in ispecie, non è stato messo a disposizione il testo della relazione che il Dg ha consegnato ai membri della Commissione (e che peraltro non ha letto â se non en passant â a causa delle limitatezze di tempo).
Non si comprende perchĂŠ questo deficit di trasparenza, non trattandosi certamente di un documento coperto da segreto di Stato. Da osservare che lo stesso Cutaia non ha ritenuto di pubblicare la sua relazione nemmeno sul sito web della Direzione Generale dello Spettacolo dal Vivo del Mibact.
Da lamentare poi che la videoregistrazione della web tv della Camera non è corredata dai sottopancia, per cui non è sempre agevole conoscere lâidentitĂ del parlamentare intervenuto… Data la dotazione di risorse del Parlamento, riteniamo che questi servizi tecnici debbano essere adeguatamente implementati, nella prospettiva di una sempre auspicabile maggiore trasparenza ed accuratezza documentativa: e viva gli âopen dataâ, no?!
PerchĂŠ questa audizione odierna è particolarmente importante, nellâeconomia politica dello spettacolo italiano?!
PerchĂŠ nei mesi scorsi, come abbiamo illustrato anche su queste colonne (vedi âKey4bizâ del 1° settembre 2015, âFus e Rai alle prese con lâalgoritmo della rottamazioneâ), sâè venuta a determinare una situazione paradossale: da tempo, la comunitĂ professionale dello spettacolo italiano lamentava la vetustĂ e farraginositĂ dei regolamenti che governano il Fondo Unico per lo Spettacolo (406 milioni di euro la dotazione 2015), e negli ultimi due anni sâè venuto a determinare uno strano processo di neo-normazione per via regolamentare.
In sostanza, anche se non esiste ancora â incredibilmente! â una legge moderna che regoli il sostegno pubblico allo spettacolo (la legge n. 163 del 1985 sul Fus, cosiddetta âlegge madreâ, non ha mai âfigliatoâ le leggi settoriali), i Ministri Massimo Bray dapprima e Dario Franceschini poi hanno stimolato un processo anomalo attraverso il quale un regolamento ministeriale è andato a dettare sostanzialmente nuove leggi.
Il âFusâ è stato oggetto, nel corso dei decenni, di infinite critiche, per la sua vischiositĂ e chiusura: in sostanza, chi riusciva ad accedere alle sovvenzioni manteneva questo privilegio, mentre gli âoutsiderâ erano spesso costretti ad assistere impotenti allâaltrui banchetto (chi è dentro… è dentro, chi è fuori… fuori resta!).
Un intervento saggistico che dimostrava tecnicamente la estrema âchiusuraâ del Fus è stato pubblicato qualche anno fa, e si rimanda a Luca Zan (a cura di), âLe risorse per lo spettacolo. Trasparenza, accountability ed efficacia della spesa pubblica nello spettacoloâ, il Mulino (Bologna, 2009). Molti anni prima, era stata addirittura proposta una commissione di inchiesta parlamentare sul Fondo Unico dello Spettacolo, dallâallora deputato Alfonso Pecoraro Scanio (XIII Legislatura, doc. XXII n. 3 del 13 maggio 1996). Se quella Commissione di inchiesta fosse stata avviata ventâanni fa, oggi non saremmo nelle sabbie mobili nelle quali ci ritroviamo.
Va ricordato che lâautore primo del nuovo decreto ministeriale è indirettamente Massimo Bray, il predecessore di Dario Franceschini, che nel 2013 volle fortemente il decreto legge cosiddetto âValore Culturaâ (dl dellâagosto 2013 n. 91, recante âDisposizioni urgenti per la tutela la valorizzazione e il rilancio dei beni e delle attivitĂ culturali e del turismoâ), convertito, con modificazioni, nella legge n. 312 del 7 ottobre 2013, che, allâarticolo 9, prevedeva di dar vita, a partire dal 2015, ad un sistema radicalmente innovativo di sostegno finanziario dello Stato alle attivitĂ dello spettacolo dal vivo.
Tutti (o quasi) attribuiscono allâex Dg Salvatore Nastasi la paternitĂ del regolamento: il Dg lâha difeso a spada tratta eppur forse dâufficio (come nella lettera di replica scritta a âLa Stampaâ e pubblicata lâ8 agosto, âMusica alla guerra dei tagli. Dopo le reazioni critiche al decreto del ministero, la risposta del direttore generale spettacoloâ), ma secondo alcuni il regolamento andrebbe invece attribuito ad una specifica e decisa volontĂ del Ministro Franceschini (in carica dal febbraio 2014), ed in particolare del suo consigliere il giurista Lorenzo Casini.
Gli autori tecnici del controverso regolamento vengono identificati, insieme alla dirigenza apicale del Ministero, in Alessandro Hinna e Marcello Minuti e Angela Tibaldi, partner di Struttura Consulting srl, la societĂ romana di consulenza di cui si è avvalsa il Mibact. Non è dato sapere quanto questa consulenza, peraltro cosĂŹ delicata, sia costata alla Pubblica Amministrazione, come è stato lamentato anche dalla parlamentare grillina Chiara Di Benedetto…
In occasione della prima audizione del 29 ottobre, Cutaia ha (ovviamente?!) difeso alla Camera il provvedimento del Ministro Franceschini che ha cambiato dal 2014 (operativamente dal 2015) i criteri di ripartizione del Fondo Unico per lo Spettacolo, provocando infinite polemiche ed anche molti ricorsi tra gli esclusi…
Cutaia, classe 1959, catenese, è stato direttore del Teatro Mercadante di Napoli dal 2002 al 2007, e direttore del poi disciolto Ente Teatrale Italiano (Eti) dal 2007 al 2010, e nellâultimo anno ha guidato la Direzione Generale del Turismo del Ministero (provocando un qualche dubbio nella comunitĂ degli operatori turistici, per lâassenza di specifica esperienza tecnica nel settore).
Ă senza dubbio un qualificato professionista del settore teatrale, e conosce a fondo le dinamiche e le alchimie dello spettacolo italiano. Dal 2009, è professore a contratto a Roma Tre, ove insegna âModelli gestionali di teatroâ. E’ noto pure per lâeloquio gentile e moderato, confermato anche dal tono pacato e diplomatico dellâintervento in Commissione. Si è formalmente insediato il 15 ottobre scorso a Santa Croce in Gerusalemme (la sede delle due Direzioni Generali dello Spettacolo dal Vivo e del Cinema del Ministero).
Il Dg dello Spettacolo ha rivendicato come il contestato regolamento sia un âdecreto moderno, che introduce la triennalitĂ dei finanziamenti pubblici per il mondo dello spettacolo, dando quindi per la prima volta la possibilitĂ alle imprese di programmare, e che apre le porte a nuovi soggetti incoraggiando i piĂš giovani e i progetti multidisciplinariâ. Cutaia ha anticipato che âpiccoli correttivi sono ancora possibili, anche se bisogna comunque stare attenti a non fare norme che inficino tutto il buono che câèâ. Il Direttore Generale ha annunciato che entro i primi di novembre sarebbero stati messi online tutti gli atti: âsiamo una casa di vetroâ. Cutaia ha anche riconosciuto onestamente che gli uffici ministeriali sono âin tiltâ, a causa della gran quantitĂ di istanze di âaccesso agli attiâ (la fase preliminare al ricorso al Tar), che sarebbero state oltre 240. Va osservato che, al 10 novembre, la annunciata âcasa di vetroâ resta ancora… appannata, dato che gli atti non sono stati messi ancora online.
Quanto al problema degli âesclusiâ â ricordato e sottolineato da molti interventi dei deputati â è stato precisato che si tratta in tutto di â137 su un totale di 1.300 (ovvero il 10,5 %, n.d.r.), rispetto a quelli che nel 2014 percepivano il contributoâ. Cutaia ha sostenuto che però âè giusto prevedere esclusioni: un fondo pubblico deve prevedere un ricambio anche per gli accessiâ. Molto sentita tra i parlamentari della Commissione presieduta da Nardelli Piccoli è la questione di un possibile âparacaduteâ per chi per la prima volta, magari dopo tanti anni di sostegno ministeriale, è stato estromesso dai contributi pubblici. Nel decreto â ha fatto notare il Dg â è previsto un aiuto per chi è stato ammesso ai finanziamenti con una quota minore rispetto al passato (e che nel 2015 non può avere meno del 70% di quello che ha avuto nel 2014), ma nessun âparacaduteâ è stato previsto per chi è stato completamente escluso. Le modifiche? âVediamo cosa è possibile rispetto a un miglioramento del decreto, ma non si può snaturarlo â ha risposto il Dg, in perfetta sintonia con la tesi che il Ministro sostiene dallâagosto scorso â quello che si può fare oggi sono piccoli miglioramenti sul funzionamento, che non penalizzino chi sta lavorando sui territoriâ.
Durante lâaudizione del 29 ottobre, Lorenza Bonaccorsi, responsabile nazionale Cultura e Turismo del Pd, ha sostenuto che affidare ad un âalgoritmoâ la delicata fase di riforma del settore dello spettacolo va considerato un atto di âpresunzioneâ, ed ha auspicato quindi che si operi in modo piĂš flessibile e strategico rispetto alla transizione in atto, lavorando al contempo ad una legge di riordino e rilancio del settore.
Va segnalato che nelle scorse settimane sono piovute anche varie interrogazioni parlamentari: gustoso il botta-e-risposta tra il Ministro Franceschini ed il Vice Presidente di Ap Ncd Udc Rocco Buttiglione nel âquestion timeâ del 23 settembre scorso (clicca qui per lo stenografico), come âKey4bizâ ha segnalato nellâarticolo del 24 settembre 2015 (vedi âSpettacolo e risorse: Il Fus tra centralitĂ della politica e pressione dei tecniciâ).
Sono stati presentati numerosi ricorsi al Tar: addirittura i ricorsi alla giustizia amministrativa sarebbero oltre 60. Ă verosimile che alcuni di questi ricorsi possano essere accolti, e le conseguenze potrebbero essere paralizzanti per lâintero sistema dello spettacolo.
Unâassemblea di una parte degli âesclusiâ, pochi giorni fa al Teatro Quirino di Roma, ha registrato unâaffluenza impressionante (vedi âKey4bizâ del 26 ottobre scorso: âLo spettacolo italiano lancia lâallarme: senza fondi è rischio paralisiâ) e rivelato dinamiche â se corrispondenti al vero â discretamente sconvolgenti (in taluni casi, le commissioni ministeriali si sarebbero riunite… per via telefonica): tutto il mondo dello spettacolo italiano è comunque in subbuglio, e si ha ragione di ritenere che un qual certo malcontento serpeggi anche tra gli âammessiâ, perchĂŠ il crudele meccanismo dellââalgoritmoâ, nella sua pseudo-tecnocraticitĂ , può tagliare la testa domani a chi oggi è stato privilegiato.
Un âdettaglioâ: i membri delle Commissioni consultive che hanno effettuato le selezioni sono stati nominati dal Ministro, previo avviso pubblico a presentare candidature, ed il Dg Cutaia ha voluto enfatizzare che non ricevono emolumenti di sorta. Questa caratteristica non depone positivamente rispetto alla stimolazione di professionisti che pure debbono dedicare molto tempo e molta attenzione a queste delicatissime procedure valutative e selettive.
Questa pratica del… âsenza oneri per lâAmministrazioneâ è il risultato perverso di una esasperata âspending reviewâ male interpretata: perchĂŠ consiglieri e consulenti e membri di commissioni, che sono chiamati dallo Stato ad esprimere il loro parere tecnico su materie sensibili (amministrazione di pubblico danaro), debbono prestare la propria delicata attivitĂ … gratuitamente?!
Non è sempre latente il rischio che, a fronte di questa generosa gratuità , possano venirsi a determinare rischi di influenze anomale da parte dei postulanti e dei poteri forti? Riteniamo che questa stortura del sistema debba essere oggetto di una precisa correzione: si teorizza indipendenza, ma non la si garantisce.
La questione di fondo è, ancora una volta: perchĂŠ si è intervenuti in modo cosĂŹ radicale, senza un preventivo coinvolgimento attivo del Parlamento e magari una pubblica discussione che coinvolgesse anche gli operatori del settore e gli âstakeholderâ tutti?! PerchĂŠ è stato approvato un decreto che modifica ânasometricamenteâ lâintervento della mano pubblica, senza aver avviato una fase di analisi, dibattito, e valutazione tecnica di efficienza e efficacia del ruolo dello Stato nel settore?
PerchĂŠ non esiste ancora in Italia unâanalisi accurata ed approfondita dellâintervento dello Stato nel settore culturale, e specificamente dello spettacolo?
Chi ha voluto che lo strumento tecnico di valutazione e monitoraggio che avrebbe dovuto rendere il Fus trasparente, ovvero lâOsservatorio dello Spettacolo (previsto dalla âlegge madreâ del 1985), fosse progressivamente depotenziato e definanziato, vanificando la sua funzione di cassetta degli attrezzi del Parlamento e della Pubblica Amministrazione?! In questi decenni, in assenza di trasparenza e di analisi di efficienza ed efficacia, âqualcunoâ ha governato come meglio ha voluto.
Il âregolamento Nastasiâ è intervenuto in modo radicale su una materia che è sostanzialmente ignota ai piĂš: in veritĂ , nessuno in Italia, nemmeno il Ministro pro-tempore, è in grado di rispondere in modo serio e dignitoso a chi osa domandare perchĂŠ – esemplificativamente – al settore lirico viene assegnato lâics per cento del Fus ed al cinema lâipsilon, e ciò basti a livello âmacroâ.
A livello âmicroâ, poi la ripartizione delle sovvenzioni inter-settoriali è affidata alla discrezionalitĂ del Ministro, e poi intervengono infrasettorialmente le Commissioni consultive con le loro discrezionali scelte…
Come abbiamo scritto su queste colonne, il âregolamento Nastasiâ sembra una sorta di foglia di fico che consente al Principe di non assumersi piena e diretta responsabilitĂ di decisioni che ancora una volta son state â ed inevitabilmente debbono essere â politiche. La tecnocrazia allâamatriciana produce effetti perversi: insieme allâacqua sporca, sâè buttato anche il bambinoâŚ
Si teorizza tecnocrazia e si pratica nasometria.
Vai alla âProposta di inchiesta parlamentare dâiniziativa del deputato Pecoraro Scanio: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla gestione del Fondo Unico per lo Spettacoloâ, XIII Legislatura, Doc. XXII n. 3, presentata il 13 maggio 1996.
Last minute. Alcuni commenti sulla seconda audizione del Dg Ninni Cutaia in Parlamento, che si è svolta oggi dalle ore 14 alle 14.30, e la relazione del 29 ottobre 2015 in esclusiva per âKey4bizâ
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Il Direttore Generale dello Spettacolo dal Vivo Ninni Cutaia ha reagito con prevedibile pacatezza alle osservazioni dei parlamentari che sono intervenuti, sia nellâaudizione del 29 ottobre sia in quella odierna del 10 novembre 2015. Va notato come nessuno degli interventi dei parlamentari abbia peraltro assunto toni particolarmente critici.
Cutaia ha spiegato che, âse potesseâ, procederebbe immediatamente ad alcune âcorrigendeâ al decreto ministeriale Nastasi, ma la questione è ovviamente delicata e richiede un placet dellâUfficio Legislativo del Ministero.
Ha piuttosto proposto al Parlamento di farsi carico di un… âsalto di qualitĂ â: prendere il meglio dallâesperienza del decreto ministeriale, âerrori inclusiâ (ma ha subito precisato âerrori almeno di prospettivaâ), nella logica dellââandando vedendoâ, ed elaborare una proposta di intervento normativo (ipotesi che era stata prospettata da Lorenza Bonaccorsi nellâaudizione del 29 ottobre), che vada a rinnovare il senso e la qualitĂ dellâintervento pubblico a sostegno del settore dello spettacolo.
Nel mentre, però?!
LâAmministrazione deve intanto attrezzarsi per reagire ai tanti ricorsi, che sarebbero â ha rivelato oggi Cutaia â âalmeno 30-35 per il settore teatroâ ed âaltrettanti per il settore musicaâ. Questi quindi i dati âaggiornati ad oggiâ: ben 60 se non 70 ricorsi!
Una quantitĂ impressionante, a fronte di 137 âesclusiâ: insomma, 1 escluso su 2 ricorre al Tar! Un problema di dimensioni enormi (si pensi soltanto alle spese legali che dovrĂ affrontare lo Stato…), che potrebbe stimolare il Ministro a ragionare su un decreto ministeriale correttivo. Come dire? Un ravvedimento operoso: prospettiva di intervento che riteniamo essere nei pieni poteri ministeriali di Franceschini. La capacitĂ autocritica dovrebbe essere un vanto del buon amministratore pubblico.
Cutaia ha enfatizzato che ha comunque deciso di avviare âda domaniâ due âtavoli tecniciâ, con lâAgis (sia consentito osservare che lâAgis non rappresenta comunque tutte le anime del policentrico settore dello spettacolo italiano) e con le Regioni (per identificare i progetti piĂš radicati sul territorio), per studiare ogni possibile correzione di rotta, ma limitando le âcorrigendeâ al futuro (esercizio 2016), perchĂŠ il decreto Nastasi non prevede una fase di âsperimentazioneâ.
Per esempio, ha annunciato che nella ripartizione dei fondi Fus, inter-settoriali (quel che in gergo viene definito âlo spacchettamentoâ del Fus: allocazione delle risorse del fondo tra cinema, teatro, musica, danza, circhi) ed infra-settoriali (allâinterno di ogni singolo settore: attivitĂ di produzione, promozione, eccetera), si potrĂ prestare nel 2016 maggiore attenzione alle cosiddette âazioni di sistemaâ, cosĂŹ come alle iniziative che evidenziano un buon collegamento âcon il territorioâ appunto.
In relazione alla trasparenza, il Dg Cutaia ha informato che è partita ieri una âPecâ a tutti coloro che hanno presentato unâistanza di sovvenzionamento al Mibact, per chieder loro lâautorizzazione a pubblicare sul sito web del Ministero il progetto che è stato finanziato (o anche semmai escluso?!).
Qui, temiamo il Dg cada purtroppo su una buccia di banana: a quanto ci risulta (da piĂš fonti, ben validate), molti di coloro che hanno presentato istanza di accesso non hanno ricevuto la documentazione richiesta entro i termini per la possibile presentazione del ricorso al Tar, 60 giorni dalla data di pubblicazione dei decreti direttoriali con lâelenco degli ammessi e degli esclusi, ovvero il 30 ottobre 2015.
Il Ministero ha addotto problematiche di gestione della grande richiesta di accessi ed inconvenienti di natura tecnica. Fatto sta che la richiesta via âPecâ che è partita ieri (9 novembre, a distanza di tre mesi dalla pubblicazione dei decreti direttoriali a firma Nastasi!) appare come contraddittoria dinamica (e graziosa presa in giro): cosa se ne può fare, il postulante escluso, se la documentazione verrĂ messa a disposizione oltre il termine previsto per legge per presentare il ricorso?!
Va bene la logica âopen dataâ, ma in questo caso se ne vanifica lâutilizzazione per la tutela dei propri diritti. Peraltro, il Dg ha annunciato che è partita giustappunto ieri la richiesta di autorizzazione, e la disponibilitĂ ovvero indisponibilitĂ allâaccesso agli atti deve essere autorizzata, entro 10 giorni, dal cosiddetto âcontro-interessatoâ.
Se il contro-interessato non concede lâautorizzazione, il suo progetto non può essere reso di pubblico dominio. Quindi, ci si deve comunque aggiornare al 19 novembre prossimo, per comprendere come si sviluppa lo scenario… cognitivo. Cutaia ha però al contempo sostenuto che tutti i progetti sono attualmente online sul sito del Ministero. Abbiamo appena consultato il sito del Mibact (ore 16), ed i progetti in questione non sono â ovviamente â ancora online. Sia consentito osservare che, ancora una volta, si corre il rischio di affondare nelle sabbie della burocrazia. Al di lĂ delle buone e belle intenzioni.
In relazione al costo della societĂ Struttura Consulting srl, lâimpresa romana di consulenza di cui si è avvalsa il Mibact, Cutaia ha chiarito oggi che il budget allocato è stato di 130.000 euro, e che lâimpresa è stata identificata a seguito di una procedura cosiddetta di âcottimo fiduciarioâ, previa richiesta manifestata al Mepa (che dovrebbe aver fornito cinque nominativi di potenziali candidati). Si ricorda che il Mepa è lâacronimo del Mercato Elettronico della Pubblica Amministrazione, strumento di commercio elettronico (di tipo âbusiness-to-governmentâ, ovvero âB2Gâ) affidato dal Ministero dellâEconomia e delle Finanze a Consip, a disposizione delle amministrazioni pubbliche italiane per effettuare acquisti ed appalti di importo inferiore alla soglia comunitaria: 134.000 euro per la Presidenza del Consiglio ed i Ministeri e 207.000 euro per le altre amministrazioni.
Infine, il Direttore Generale Cutaia ha sostenuto che sarebbe necessario conoscere quanto e come intervengono anche le Regioni e le Amministrazioni Locali per sostenere le attivitĂ di spettacolo, per comprendere meglio il senso del complessivo intervento dello Stato centrale, anche nella prospettiva di una auspicata riforma complessiva.
Bene, bravo.
Da anni, invochiamo ciò su queste colonne. Ma forse sarebbe stato bene pensarci prima, magari riattivando il killerato Osservatorio dello Spettacolo del Mibact, ed arrivando quindi a finalmente costruire una (ancora incredibilmente indisponibile) fotografia-radiografia (accurata, approfondita, aggiornata) dellâintervento della mano pubblica nel settore culturale italiano. Ci auguriamo che il Ministro Franceschini ed il Dg Cutaia si adoprino presto in tal senso, dando operativa concretezza ai condivisibili annunci.
âKey4bizâ ha acquisito copia della relazione presentata da Ninni Cutaia in occasione dellâaudizione del 29 ottobre 2015, e quindi può offrirla in esclusiva ai propri lettori (nota bene: alcuni dei dati proposti sono ovviamente aggiornati a quella data).
- Vai alla relazione del Direttore Generale dello Spettacolo dal Vivo Ninni Cutaia di fronte alla Commissione Cultura, Scienza e Istruzione della Camera dei Deputati il 29 ottobre 2015, in relazione al regolamento Fus.